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Abbazia Santo Stefano

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Isola della Scala e Pellegrina

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

12 Ottobre 2025

Ottobre mese Missionario e del Rosario

Dio moltiplica continuamente le sue azioni di misericordia, ma non sempre gli uomini sanno riconoscere la sua opera e dargli gloria. Un solo lebbroso su dieci, nel Vangelo, appena purificato torna da Gesù per ringraziarlo del dono della guarigione. Egli rappresenta tutti coloro che, nella fede, sanno riconoscere con gratitudine l’opera di Dio compiuta per la loro salvezza.

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
Foglio liturgico della
XXVIII Domenica del T. O. - C




Abbazia di Santo Stefano


The Chosen
The Chosen
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Orari delle sante Messe del periodo estivo

SABATO E VIGILIE
Isola della Scala: 17.00 - 18.30.
Pellegrina: 18.30

DOMENICA
Isola della Scala: 8.00 - 10.00 - 11.30 - 18.30.
Pellegrina: 10.30


Domenica si celebrano in Abbazia
le Sante Messe con la comunità.
Sarà comunque possibile seguire la celebrazione
delle ore 10:15 anche in diretta streaming sul
canale YouTube "Parrocchia Santo Stefano"
ai seguenti link:

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Abbazia Santo Stefano su youtube.com

Si raccomanda di iscriversi al canale Youtube della
parrocchia per riuscire a vedere tutti i video disponibili.


XXVIII Domenica del T. O. - Anno C

San Luca Evangellista


12 Ottobre 2025



VANGELO
( Lc 17,11-19 )





Dal Vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». - Parola del Signore.


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Santa Messa delle
ore 11:30
della domenica
Proiezioni dei testi delle letture e delle canzoni.
Proiezioni dei testi delle letture e delle canzoni.




AVVISI DELLA SETTIMANA - 11/10/2025

  • Oggi (Domenica) ore 16.30 in Bastia visita guidata organizzata dal CTG “El Fontanil”.

  • Giovedì al cinema Capitan Bovo, alle 20.45 riprende la visione della V stagione di “The Chosen”.

  • Sabato nella messa delle 18.30 accoglieremo comunitariamente don Claudio che inizia il suo ministero qui a Isola e Pellegrina

  • Domenica alla Messa delle 11.30 vivremo l’inizio dei Catechismi. Dalle ore 10.30 le Catechiste saranno a disposizione per le iscrizioni.

Avvisi della settimana scorsa


Sul limite
La terza lettera pastorale
del Vescovo Pompili

Il limite della sventura e la porta del cielo

«C’è un limite a tutto», diciamo spesso. Anche al dolore e alla sua sopportazione? Vengono allora in mente le madri e i padri che hanno perso un figlio o una figlia, e che per questo si ritrovano in un deserto senza nome. Un dolore che non ha stagioni né consolazioni. Qui la porta tra il prima e il dopo è una porta dell’inferno (…).
L’esperienza è durissima, ma anche rivelativa di un fatto che tendiamo a non cogliere: l’amore è sconfinato, passa oltre, trascende le assenze, si infila nelle pause della storia. E allora si scopre che la porta dell’inferno era preceduta da un’altra porta: quella che si attraversa quando si mette al mondo qualcuno, quando si ama qualcuno, quando si condivide una passione con altre persone. Non è certo una consolazione. Ma è forse una strada per comprendere che cosa significhi vivere sulla soglia anche quando tutto crolla. Quando il dolore va oltre un certo limite, si può parlare di sventura, dice Simone Weil. La sventura è la sofferenza che ti ha marchiato l’anima e che te l’ha resa schiava per sempre. Accade quando un avvenimento afferra una vita, la sradica e la colpisce in ogni sua dimensione.
In quel momento, anche Dio sembra assente. Non si esce da questa situazione, se non continuando ad amare a vuoto, nel vuoto, attraverso il vuoto che si è aperto davanti ai nostri passi. Mi viene in mente una donna, di nome Giovanna, che nella notte del terremoto di Amatrice (24 agosto 2016) in una manciata di secondi ha perduto il padre, la madre, il figlio, la figlia, lo sposo (!).
La sventura è il vero enigma della vita. Inutile cercare risposte o giustificazioni. Se ne troviamo, non sono certamente quelle vere. Semplicemente, non ci si riconosce più e si smette anche di combattere. Ci si sente maledetti e basta. Il mondo non ci può raggiungere in alcun modo. Quella vibrazione inudibile si offre con una frequenza che nessuno raccoglie. La disperazione si consuma in sé stessa e diventa angoscia. Di fronte a questo mutismo impenetrabile, occorre fermarsi: l’umano sperimenta tutta la propria impotenza.
Ma c’è un’altra impotenza, più sottile e quotidiana. È l’amara esperienza di genitori, amici, pastori, terapeuti che si scontrano con una barriera invisibile quando cercano di aiutare qualcuno che, giorno dopo giorno, si chiude e si allontana. Si scopre allora che tutto il nostro amore, tutta la nostra dedizione e tutta la nostra competenza non bastano. Anche questa forma di limite può diventare maestra: ci ricorda che non siamo noi i “salvatori”. Il nostro compito è offrire presenza e custodire lo spazio dell’incontro, abitando una sospensione che non pretende di forzare i tempi e le condizioni delle biografie. In ogni caso, non dovremmo mai lasciarci annichilire dallo sconforto e dalla nostra impossibilità di alleviare il dolore – nostro e altrui – che ci getta ai piedi della croce. Se in quelle condizioni si resta ancora capaci di amare, nella vita ferita si forma una sorta di varco infinitamente piccolo ma estremamente prezioso: da quella fessura nella storia Dio riesce a passare e a raggiungere la sua creazione.
Non è una benedizione del male, né il frutto di una cultura sadica o masochista (da cui a dire il vero non sempre il cristianesimo si è tenuto alla larga). È invece la buona notizia della salvezza.
Su quella soglia non si resta fermi. C’è un tempo di entrata, fatto di silenzio, di preghiera, di sentimento. C’è un tempo di uscita, verso i fratelli e le sorelle, ma anche verso il creato intero. È così che possiamo diventare, a nostra volta, porte aperte per chi si troverà a bussare e a chiederci il permesso di entrare nel nostro spazio e nel nostro tempo di vita. Questo movimento di entrata e uscita è il ritmo stesso della vita spirituale matura: nessuna alienazione e nessun annullamento, solo il respiro profondo di chi ha imparato che ogni limite può diventare soglia, ogni ferita può aprirsi alla guarigione, ogni porta chiusa può rivelare un’altra porta aperta. La vita non finisce mai di insegnarci l’arte dell’attraversamento, l’arte di trasformare ogni confine in un luogo di incontro, ogni fine in un nuovo inizio.



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E' A DISPOSIZIONE
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Per informazioni telefonare a:
Mara (339 281 1574) - Silvia (392 503 0189)


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maschili e femminili da inserire nel proprio organico.

NON SONO RICHIESTE COMPETENZE MUSICALI PARTICOLARI:
il coro fornisce tutta la formazione che serve per inserirsi
rapidamente nelle sue file.

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