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![]() Sito aggiornato il 27.09.2025 |
Parrocchie di Isola della Scala e Pellegrina
XXVI Domenica del Tempo Ordinario
La Parola di Dio di questa 26a Domenica ci
ammonisce sul pericolo dell’opulenza che indurisce
il cuore dell’uomo. Solo la compassione può farci
passare dall’indifferenza alla solidarietà,
dall’esclusione all’accoglienza, a guardare e amare
i più vulnerati della terra con gli occhi e il cuore di
Dio. Celebriamo oggi la giornata mondiale dei
migranti e rifugiati.
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Sul limite La terza lettera pastorale del Vescovo Pompili “La soglia minacciata: tra violenza e attenzione”
La trasformazione del limite in soglia non è
spontanea: occorre un lavoro attento perché accada in modo fecondo e non precario.
In questi giorni in cui le notizie ci raggiungono cariche di violenza – guerre che divampano,
mani che grondano sangue, città
che bruciano, volti che si chiudono nell’odio
– sembriamo testimoni di un mondo alla
deriva dopo aver fatto naufragio. La violenza nasce sempre quando il limite viene rifiutato e
si pretende di vivere nell’illimitato,
e l’ego domina il mondo come se fosse suo.
Non è un esito casuale. La violenza è illimitata per natura. Si espande come un incendio in un momento di siccità,
travolge gli
argini come un fiume in piena, umilia, devasta e uccide qualunque vita le si pari davanti. Non conosce misura.
Non ha freni efficaci nel mondo ordinario, né dentro la
psiche umana né fuori di noi. Anzi, tende a
ricaricarsi raccogliendo tutta la rabbia del
mondo.
La violenza, sia detto per inciso, non viene
mai dal nulla. Nasce da un io che si crede
onnipotente e che nega i limiti della realtà.
(…)
L’antidoto a questa violenza illimitata non
è una forza contraria di contenimento, non
è un argine che opponiamo alla furia. È
qualcosa di infinito che è in noi e che opera
uno spostamento miracoloso: l’attenzione.
L’attenzione è come il ritorno alla riva, il riconoscimento che esiste una soglia da rispettare tra noi e il mondo,
tra noi e l’altro.
L’attenzione scioglie la dinamica violenta.
È lo sguardo che sa fermarsi sulla soglia,
che non pretende di possedere ma sa contemplare. Questo sguardo accoglie la semplice presenza delle cose, perché le ama
nella loro irriducibile alterità e ne accetta la
resistenza e il mistero; riconosce l’altro nel
suo volto autentico e il proprio dolore nella
sua verità, senza la necessità di alterarne la
natura. È l’arte di sostare sulla soglia senza
violentarla. Questa sapienza ha conseguenze profonde per come educhiamo e come ci
educhiamo. Viviamo in un mondo che ha
paura del limite perché lo confonde con la
morte e con la disperazione.
Ma il limite è vita. È la forma che permette all’essere di esistere e di elaborare il dolore. Senza limite non c’è bellezza, non c’è riconoscimento, non c’è amore possibile. L’attenzione è la forma di amore più radicale perché ama senza dominare, guarda senza giudicare, riceve e dona senza pretendere. Questo è ciò di cui abbiamo più bisogno oggi: imparare di nuovo l’arte dell’attenzione. Non l’attenzione frenetica dello schermo che tutto consuma e tutto dimentica, ma l’attenzione contemplativa che sa sostare, che sa aspettare, che sa riconoscere nel limite non un nemico da abbattere ma un maestro da onorare. Nel frammento del mondo si nasconde spesso l’universo. |
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