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![]() Sito aggiornato il 03.11.2025 |
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Parrocchie di Isola della Scala e Pellegrina
Solennità di Tutti i Santi
Oggi la Liturgia celebra la gloria di Cristo
che risplende nei Santi. “Chi sono? e da dove
vengono?” (Ap 7,13). Sono coloro che hanno
vissuto in piena fedeltà lo spirito delle
Beatitudini, e vengono da ogni parte della
terra e da ogni angolo della storia. Sono
coloro che hanno lasciato nel mondo le
tracce del Regno di Dio, che ci ricordano la
nostra vocazione alla santità e che, con il
loro esempio, ci indicano la via per
realizzarla.
Commemorazione
Oggi con questa celebrazione, vogliamo
rendere gloria al Signore per averci dato la
certezza della redenzione e della vita eterna,
per noi e per i nostri fratelli Defunti. In
Cristo siamo stati costituiti dei “viventi” per
formare un solo popolo chiamato a
proclamare la gloria del suo Signore,
vincitore del peccato e della morte.
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Famiglie in cammino
Cammino di preparazione |
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Sul limite La terza lettera pastorale del Vescovo Pompili Il nome nuovo: quando l’identità si trasfigura
È proprio in questi attraversamenti agonici
che qualcosa di essenziale viene alla luce.
Come un diamante che nasce dal carbone
sotto pressione, come una sorgente che zampilla dove tutto sembrava inaridito, la nostra
identità più vera emerge non nonostante le
lotte, ma attraverso di esse. Solo dopo aver
combattuto corpo a corpo con la nostra aggressività essa può trasformarsi in determinazione; solo dopo aver lottato con il nostro
orgoglio esso può maturare in dignità; solo
dopo aver affrontato la nostra testardaggine
essa può diventare perseveranza. Non cancelliamo quello che eravamo, ma lo integriamo in una storia più ampia, più saggia,
più capace di abbracciare la complessità
della vita – come fa Giacobbe, che non
smette di essere Giacobbe ma diventa
Israele, nome di un uomo ma anche di un
popolo.
Questo processo di trasfigurazione è evento che riaccade ogni volta che qualcuno vive un cambiamento profondo e non lo trattiene dentro di sé, generando onde di bene che si propagano tutt’intorno. Il presbitero che invecchia e scopre il dono dell’ascolto; la famiglia che attraversa la tempesta e impara ad accompagnare altre famiglie in difficoltà; la comunità che vive lo scandalo e rinasce più autentica. Sono le “comunità matrici” che nascono proprio dove tutto sembrava finito: sorgenti di vita che zampillano perché qualcuno ha imparato la sapienza del limite, ha accettato di essere trasformato, ha trovato la strada di casa portando con sé un nome nuovo. In fondo, ogni autentica educazione al limite è questo: non reprimere quello che siamo, ma permettere che si trasfiguri attraverso la lotta; non fuggire dai confronti che ci spaventano, ma attraversarli fino a scoprire che ci stanno riportando a casa; non temere di perdere il nostro nome, ma fidarci che ce ne sarà dato uno nuovo, più vero, più capace di dire chi siamo diventati dopo aver affrontato una prova tremenda. Solo con quel nome e con quel vissuto tribolato, potremo riconoscere la strada, attraversare il guado, abbracciare chi ci aspetta dall’altra parte. La ferita e la danza Oltre al cambio di nome, la lotta lascia un altro segno indelebile: Giacobbe zoppicherà per sempre. Tuttavia, questa claudicanza non è una punizione, bensì un sigillo. Un promemoria incarnato di quell’incontro trasformante che ha segnato il passaggio dalla fuga alla benedizione. Da questo momento in poi, ogni passo del patriarca recherà memoria di quella notte, di quella lotta, di quella grazia ricevuta. |
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